I bronzi di Riace e la munnezza

Share

I bronzi di Riace e la munnezza, due casi emblematici di incapacità politica. Come al solito al sud del paese si riservano sempre i trattamenti più scriteriati e come al solito sono pochissimi coloro che si ribellano e che si fanno sentire. Gli intellettuali tacciono ormai su tutto, ci dobbiamo abituare a questa nuova tendenza e smettere di meravigliarci. In questi giorni si parla dei bronzi di Riace, Vittorio Sgarbi è uno dei sostenitori del progetto di trasferimento delle due statue a Milano per Expo 2015. Secondo lui è sufficiente sottolineare il fatto che le opere d’arte appartengano a tutti per giustificare uno spostamento che presenterebbe non pochi problemi: il primo di questi problemi è il deterioramento dei bronzi. Sono delicatissimi, come se fossero fatti di sottilissimo cristallo. Se anche fossero resistenti, non si può far finta di non sapere che un gran numero di opere d’arte trasferite da un luogo all’altro con rassicurazioni sulla non pericolosità di quei viaggi sono state invece irrimediabilmente danneggiate, alcune statue addirittura mutilate. Il secondo problema riguarda l’aspetto più importante, che è quello della scarsa lungimiranza di coloro che si sono avvicendati nella cura, nella promozione e nella gestione del nostro preziosissimo patrimonio culturale. Adesso tocca a Franceschini, che come i suoi predecessori è miope e incauto. Non si preoccupa affatto di predisporre un programma accurato e decente per incrementare il turismo culturale al sud, si preoccupa di far fare bella figura all’Italia con gli stranieri che visiteranno l’Expo. E per questa sciocchezza permetterebbe di spostare i Bronzi da Riace, lasciandogli correre un inutile rischio. Su Il Fatto Quotidiano Montanari afferma che portare a Milano le due statue darebbe un segnale terribile, sarebbe come dire che “La Calabria si è definitivamente perduta, un corpo morto da cui espiantare gli organi pregiati“.

Sempre al sud, a ferragosto Renzi è stato a Bagnoli, il luogo in cui si verificò l’incendio che distrusse Città della Scienza, un fiore all’occhiello per la città di Napoli e per l’Italia intera. Non ha detto una sola parola su due argomenti fondamentali, su due ferite che non si rimarginano: 1) la bonifica dell’area, nella quale tra l’altro sono in attesa di smaltimento tonnellate di sacchi di amianto che giacciono a cielo aperto da anni e che nessuno rimuove. 2) il progetto per la realizzazione di un impianto di compostaggio dei rifiuti. Bagnoli futura sarebbe questo? La rinascita dell’area mortificata dalla devastazione del fuoco si farebbe coi rifiuti? La Campania, con la complicità e col silenzio di tutta la classe politica italiana, è una terra in cui si è consumato un vero e proprio ecocidio, eppure il premier non ha sentito la necessità di fare un minimo accenno al problema dei rifiuti. De Magistris trasporta rifiuti fuori dalla regione e all’estero con uno spreco di risorse che non risolve niente, d’accordo, ma un digestore anaerobico ha un pesantissimo impatto sul territorio e ucciderebbe definitivamente la vocazione turistica di Bagnoli. E’ un’idea insensata e crudele. I digestori anaerobici in Campania sono previsti a Scampìa (ma pare non se ne faccia nulla) ed in altre due aree. A Giugliano l’appalto è stato affidato alla De Vizia Transfer Spa, i cui soci però sono sotto inchiesta per reati ambientali. Reati ambientali gravi. Insomma, come lo trattano questo sud? Quante scelleratezze e quanti silenzi dovrà ancora sopportare?

Share
Precedente In Spagna la democrazia vacilla Successivo Marianna Madia, una vita perfetta