In Spagna la democrazia vacilla

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In Spagna la democrazia vacilla.

Le riforme in Spagna sono servite a dare respiro al paese, che registra un leggero miglioramento dell’economia ma questo è avvenuto – come in tutti i paesi UE in sofferenza – a discapito della popolazione: la solita ricetta dei provvedimenti adottati in Grecia e altrove non fa che peggiorare le condizioni di vita dei cittadini.

In Spagna la democrazia vacilla. E’ una democrazia molto molto vigilata, un bel pò compressa. Zapatero è un ricordo lontano, i diritti civili conquistati quando governava lui spariscono uno a uno, cominciando dall’aborto. Tassisti e trasportatori pubblici non possono più manifestare, e in generale anche le manifestazioni pacifiche di cittadini, studenti o gruppi sociali vengono scoraggiate e represse con l’uso della forza. Chi legge i 55 articoli della “Ley de seguridad ciudadana”  stenta a credere a Mariano Rajoy quando assicura che si tratta del miglior modo possibile per garantire la libertà dei cittadini: più sicurezza è uguale a più libertà, no? No, perché alcuni di quegli articoli prevedono qualche annetto di carcere per chi manifesta davanti al Parlamento, oppure davanti a un tribunale o a qualche altro edificio pubblico o governativo. Anche chi blocca una strada rischia anni di carcere. Se durante una protesta o un corteo a qualcuno venisse in mente di filmare o fotografare la polizia durante l’esercizio delle sue funzioni farebbe la stessa fine: in galera. La cosa peggiore di questo aspetto è, in caso di violenze, la cosiddetta “presunzione di verità” degli agenti di polizia, vale a dire che un manifestante arrestato dovrebbe, da solo e senza prove, contraddire la versione dei fatti fornita dalle forze dell’ordine e considerata a priori, appunto, presumibilmente rispondente alla verità: non ci vuole la laurea per capire che il manifestante ci perde. La polizia spagnola non è mai stata molto delicata, adesso pare che i casi di tortura o i pestaggi che finiscono con l’uccisione “accidentale” del malcapitato non siano invenzioni di fanatici ma una triste e sconcertante realtà. C’è dell’altro: gli agenti di polizia privata, i vigilantes, hanno il diritto di allontanarsi dal luogo che sono incaricati di presidiare (un ufficio, un palazzo, un albergo) e di intervenire per le strade perquisendo o arrestando un cittadino considerato sospetto. I vigilantes privati! Un modo per raddoppiare il numero dei controllori, come se fosse normale usare provvedimenti che sono propri di situazioni emergenziali. Ma chi risponderebbe di questi controllori che non sono servitori dello Stato se si macchiassero di forme di repressione brutali?

Le riforme in Spagna sono servite a dare respiro al paese, che registra un leggero miglioramento dell’economia ma questo è avvenuto – come in tutti i paesi UE in sofferenza – a discapito della popolazione: la solita ricetta dei provvedimenti adottati in Grecia e altrove non fa che peggiorare le condizioni di vita dei cittadini. Con quella ricetta può crescere il Pil, ma i poveri aumentano, i diritti e le libertà diminuiscono e il lavoro non c’è. Ai governi non resta che fare come Rajoy, reprimere il malcontento attraverso l’ultraconservatorismo. Intanto per il premier spagnolo e per il suo partito c’è qualche problema di corruzione che viene a galla e che potrebbe minare la stabilità del suo mandato. Niente di nuovo sotto il sole.

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