Abitudini e maggioranza

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Papà era uno che parlava poco, almeno con noi di famiglia. Non si preoccupava di spiegare una decisione o un comportamento che gli altri ritenevano magari sbagliato. Niente. Al massimo rispondeva “Abbi pazienza”, che poi voleva dire non hai capito, non ci arrivi, so io il perché e mi basta.  Quand’ero una ragazzina questo atteggiamento mi pareva molto virile, mi dava sicurezza perché pensavo che l’incontestabilità fosse il segno della sua perfezione, della sua saggezza e di una forza da rinoceronte. Perché proprio il rinoceronte? Perché s’incorna, abbassa la testa e va. Crescendo ho capito che papà era fragile e che il fatto di voler decidere da solo per tutti non fosse necessariamente indice di virilità. E’ stata proprio questa scoperta a farmelo amare di più. I genitori li ami veramente soltanto quando sei capace di riconoscere tutti i loro limiti e di accettarli con leggerezza.

Dicevo: parlava poco, e ogni tanto sentenziava. Quando era in vena. Erano sentenze concise e semplici, condensavano una sapienza collettiva e popolare, ma il valore aggiunto per quelle parole era l’espressione della sua faccia, che era una faccia molto mobile, una faccia sulla quale si mescolavano la drammaticità del vero napoletano e i grovigli intensi delle smorfie di De Niro. Su un paio di quelle frasi semplici io ci ho costruito dei valori.

“L’uomo è un animale d’ abitudine, si abitua a qualsiasi cosa. E’ il suo guaio.” Direi che niente mi spaventa più dell’abitudine. Non parlo delle piccole innocue e piacevoli abitudini che tutti coltiviamo e con le quali scandiamo giorni e talvolta intere esistenze. Queste le cerco. Parlo di un genere di abitudini che di solito le esistenze le rovinano o meglio le impoveriscono. Quando si sta accanto a un marito o a una moglie per consuetudine e non per scelta, per passione o per amore, per esempio. Quando si accetta la volgarità come una norma e perfino ci si adegua, per esempio. Quando non si sussulta per un’ingiustizia, tanto è l’ennesima, per esempio. Quando si tollera che il potere sia corrotto, per esempio, perché è sempre stato corrotto. Ecco, non sopporterei l’idea di abituarmi, non mi voglio abituare. Non sia mai.

“Guarda che la maggioranza ha sempre torto.”  Sto sempre dalla parte delle minoranze. Qualche volta sfidando la logica, ma tant’è. Scappo se sento odore di pensiero unico, di omologazione. Non faccio l’originale, non mi interessa distinguermi. Sono una che difende e ama a prescindere tutte le minoranze e tutti quelli che vengono attaccati, isolati, detestati. Questo significa che mi tocca spesso discutere, ma va benissimo.rino1

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