Campi di internamento per migranti

Share

Campi di internamento per migranti: una pratica immorale e degradante, un sopruso che va avanti da anni. La UE non rispetta le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati, le cui linee guida dicono testualmente che “Le vittime di tortura e di altre gravi violenze fisiche, psicologiche o sessuali hanno bisogno di particolare attenzione e dovrebbero generalmente non essere detenute”, e ancora, all’articolo 31, che gli Stati non dovrebbero imporre sanzioni o restrizioni inutili ai movimenti di rifugiati che entrano nel loro territorio senza autorizzazione”. Certo, quel “non dovrebbero” lascia ampi margini all’arbitrio, i singoli governi non dovrebbero fare certe cose eppure le fanno, salvo poi pagare milioni di dollari di sanzioni quando l’UNHCR interviene e rileva che la detenzione illegale di profughi è una prassi molto comune. Detenere molto a lungo nei centri di raccolta i richiedenti asilo non solo è proibito, non solo nuoce alla salute dei reclusi ma è costosissimo. Inutilmente. Secondo diversi rapporti stilati da organizzazioni non governative e dalla stessa UNHCR sono moltissimi gli Stati europei che utilizzano la detenzione di migranti in maniera indiscriminata e soprattutto per periodi di tempo che sono sproporzionatamente lunghi. Più tempo si trascorre in stato detentivo e senza assistenza psicologica o sanitaria e più il disagio psichico aumenta: chi ha già subito violenze fisiche, torture, abusi sessuali e la perdita delle proprie radici, spesso arriva da noi già con disturbi mentali (depressione, ansia) che si aggravano durante il soggiorno nei centri. Il 72% delle donne migranti ha subito violenze sessuali e non c’è bisogno di sottolineare che esse avrebbero bisogno di sostegno morale e di protezione, oltre che di assistenza psicologica. In Inghilterra un’inchiesta ha denunciato l’alto numero di suicidi, di tentativi di suicidio e di atti di autolesionismo che si verificano durante la detenzione. In Italia abbiamo il Cara di Mineo, gli inglesi hanno Yarls Wood, un centro di detenzione nel quale la metà delle donne detenute non si sente al sicuro, lamenta intimidazioni e ammiccamenti sessuali da parte degli addetti alla sorveglianza, con la conseguenza che i tentativi di suicidio e le depressioni diventano epidemici.

Per ottenere l’identificazione e l’accettazione o il rifiuto della richiesta di asilo qualcuno aspetta oltre due anni, anche tre anni. Solitamente non si trascorre mai meno di un anno in quella sorta di limbo pieno di incertezze a fare nulla, con una libertà di movimento assai limitata e giorni e notti da riempire girandosi i pollici, impauriti e in balìa degli eventi. Noi abbiamo la Bossi-Fini, gli altri Stati membri no ma si comportano allo stesso modo, in certi casi peggio. Si parla dei siriani, in questi giorni, con molta sollecitudine e tutti fanno a gara per aiutarli:  in Inghilterra dei 200.000 e più siriani che hanno cercato asilo in Europa dal 2011 sono stati accolti soltanto 214 profughi. 214! Prima di cambiare completamente rotta, la Germania solo nel 2014 ha bloccato alla frontiera più di novemila persone, circa 25 al giorno, per la maggior parte provenienti da Siria, Eritrea e Afghanistan. La Germania – sempre nel nel 2014 – ha ricevuto oltre 170mila domande di asilo, ed è sicuramente il paese europeo che registra il maggior numero di profughi, ma già nello scorso anno i centri di detenzione erano al collasso, come pure la macchina burocratica: 300 migranti ogni giorno alle frontiere eludevano i controlli (ancora lo fanno) e circa 45mila migranti irregolari all’interno del paese non sono stati mai identificati,sono fantasmi. I centri di accoglienza sono mal gestiti perché sono troppo affollati, manca l’igiene, manca il personale qualificato, mancano i controlli. Che cosa succederà con i 500mila ingressi all’anno previsti da Merkel? A noi viene rimproverato di non essere efficienti nel processo di identificazione e di avere centri mal gestiti, eppure accade la stessa cosa laddove la ricchezza è maggiore e l’organizzazione pretende – da sempre – di essere molto migliore della nostra.

“Le autorità tedesche sono sopraffatte dal flusso di migranti”, dice Rebecca Kilian-Mason, operatrice di Amnesty international a Monaco di Baviera. “Non riescono a fare i conti con la prospettiva di un numero di domande di asilo che è in aumento. Per questo al momento le strutture ricettive e quelle amministrative non funzionano bene. Non funziona il sistema per la registrazione dei migranti che è sotto pressione e per questo ci sono molti errori che creano ulteriori problemi”, spiega Kilian-Mason. “Le famiglie vengono separate e non vengono riunite anche se tutti i componenti si trovano in Germania. Non ci sono posti letto per tutti e molti richiedenti asilo sono ospitati da palestre in Baviera. Inoltre ci sono molti ritardi per ottenere una risposta alla domanda d’asilo”. Ci sono richiedenti asilo che aspettano dai tre mesi a un anno per avere il primo appuntamento e sottoporre alle autorità la loro richiesta. “Per eritrei, siriani e iracheni le autorità hanno disposto delle procedure d’urgenza, ma noi conosciamo eritrei che hanno aspettato anche un anno prima che la loro richiesta fosse esaminata e altri sei mesi per avere una risposta”, continua Kilian-Mason. (FONTE http://www.internazionale.it/reportage/2015/07/23/migranti-treno-italia-germania-eritrea).

Trattiamo da anni i richiedenti asilo come persone che commettono un reato o peggio un crimine solo per aver cercato di scampare alla fame e alle bombe. Da anni la Spagna ( e non solo) non disdegna l’uso dei bastoni, l’uso della violenza, l’uso di spray urticanti su esseri umani senza difesa, sulle donne e sui bambini, nel silenzio generale. Adesso che Angela Merkel si è decisa a fare qualcosa, adesso che viene definita la migliore leader che si potesse desiderare nella UE, scopriamo che anche i bambini annegano, scopriamo i gas urticanti, le manganellate e le violenze perché i media ne parlano e ci fanno anche vedere cosa accade in Ungheria, omettendo di raccontarci che altrove – e per molto tempo – si riserva e ancora si riserverà ai migranti lo stesso trattamento. A comando ci indigniamo, a comando diventiamo buoni. Verrà mai il giorno in cui si capirà che questo disastro andrebbe affrontato alla radice? Gestiamo male le conseguenze della catastrofe ma delle cause che l’hanno determinata non si parla mai.

 

 

Share
Precedente Settembre, andiamo, è tempo di restyling Successivo L'emergenza si può gestire solo in due modi