Di lavoro si muore

Share

Di lavoro si muore. Guardare queste foto scattate recentemente fa rabbrividire: degli operai  lavorano sull’altissima impalcatura allestita per ripristinare i cornicioni pericolanti della galleria Umberto I a Napoli dopo la morte di un quindicenne che la scorsa estate fu colpito da una grossa pietra mentre passeggiava. Due dei tre operai sono privi di elmetti, nessuno di loro indossa tute e guanti, e nessuno di loro ha un’imbragatura o un ancoraggio qualsiasi. Basterebbe un capogiro, una distrazione, un piede in fallo per precipitare da oltre 15 metri al suolo. La galleria si trova a pochi passi da palazzo San Giacomo, sede del Comune. Nessuno sembra più interessato al fatto gravissimo che i lavoratori in Italia continuino a morire, nessuno si preoccupa di far rispettare le più elementari norme di sicurezza per salvaguardare l’incolumità dei lavoratori. In tutto il paese questo fenomeno vergognoso non è in calo. Sabato 20 settembre a Napoli ha perso la vita un operaio che lavorava nel cantiere della metropolitana di Piazza Municipio, anch’essa molto vicina a palazzo San Giacomo. La metro dovrà essere aperta a Natale, per cui si fanno gli straordinari e si lavora anche il sabato pomeriggio in subappalto. Salvatore Renna, 41 anni, è precipitato da un’altezza di sei metri, e non si sa ancora quali siano state le cause del terribile incidente. Viene naturale pensare che con le imbragature necessarie sia molto difficile se non impossibile cadere nel vuoto. Salvatore era sufficientemente protetto? Morti di lavoro ce ne sono in ogni regione, in tutto il territorio nazionale. Il 10 settembre a Bari è morto un operaio precipitando come Salvatore Renna, a giugno la stessa cosa è accaduta a Roma, sempre a giugno un operaio ha perso la vita all’Ilva, a febbraio una morte per folgorazione è avvenuta a Reggio Emilia, a gennaio un altro morto a Roma, mentre in Sicilia da gennaio a marzo ben otto persone sono morte per incidenti sul lavoro. Il record spetta alla Lombardia: è la regione che conta più incidenti e più morti bianche, quella che effettua il maggior numero di contratti interinali e che conta il maggior numero di lavoratori stranieri.  Nel 2014 come 50 anni fa. Vi sono eccezioni, ma la norma è questa falsa civiltà, la norma è il medioevo: chi svolge attività a rischio in Italia gode delle stesse tutele dei lavoratori nel 1300. Abbiamo le leggi, si deve fare molto di più, sono necessari i controlli, soprattutto sui cantieri edili, che troppo spesso reclutano manodopera in nero. L’incidente di sabato a Napoli avrebbe dovuto suscitare sdegno e attenzione. Non è stato così.

Share
Precedente Il crowdfunding e i prosumers Successivo Le mani sporche