Le mani sporche

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Le mani sporche, il dramma scritto nel 1948 da Jean Paul Sartre, è interessante per la contrapposizione netta tra due diverse visioni della società e della politica che offrono spunti di riflessione ancora oggi molto articolati e attuali. Nel dramma vi sono due personaggi simbolici, Hugo e Hoederer. Il primo è la rappresentazione del tema dell’inazione, dei guanti rossi, è l’incarnazione dell’intellettuale borghese che coltiva i propri ideali come fossero orchidee, accarezzandoli senza riuscire ad adattarsi alla realtà, senza saperla contrastare con l’azione.

Il secondo interpreta il tema delle mani sporche, caratteristica degli uomini politici, secondo i quali il bene non si ottiene se non attraverso un passaggio forzoso nel male. Le mani pulite, inguantate, costringono alla paralisi, all’inattività, all’attaccamento a un ideale che ha valore in sé e non per quel che riesce a modificare all’interno della società. Sartre in questo libro abbandona l’etica rigorosa dell’esistenzialismo, etica che non permetteva compromessi di alcun genere. Con Le mani sporche si avvia verso una dialettica della morale che è il solo modo per non cadere nella trappola dell’utopia.

Sartre scrisse questo lavoro in un momento in cui l’influsso del marxismo su di lui era molto forte, sentiva che il dialogo perenne con la Storia e con il momento presente era il solo metodo efficace per attuare i principi etici che altrimenti sarebbero rimasti lettera morta. Hoederer, che ama tutti gli uomini così come sono e che si sporca le mani è la prassi che si contrappone alla teoria, a Hugo, che disprezza e detesta coloro che non sono come dovrebbero essere. Dei due Hugo appare senz’altro il più nobile, il più puro, però è un perdente destinato allo scacco finale di una sconfitta. Più concretezza e meno purezza sono un obbligo morale se ci si trova a dover fronteggiare i bisogni elementari degli individui: povertà, sfruttamento, problemi di sostentamento.

Sartre affermò di provare simpatia per Hoederer ma non si schierò mai apertamente per uno dei due personaggi: la questione appare anche adesso complessa e Sartre non offriva soluzioni preconfezionate ma dubbi. Nel libro il partito – di cui Hoederer è uno dei capi – viene raffigurato come un Moloch che fagocita e schiaccia i suoi membri sottomettendoli alle regole di un pensiero unico. Il partito comunista, quando Le mani sporche vide la luce, mostrò aperta ostilità al punto che l’autore stesso – al centro di forti polemiche – scelse di far rappresentare la pièce  in teatro soltanto in rare occasioni.

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