8465 agenti per Salvini

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8465 agenti per Salvini

Costare costa, Salvini. E tanto, non solo in termini economici.

8465 agenti per Salvini, mobilitati dal 1 marzo ad oggi per far fronte alle perturbazioni popolari generate dai suoi comizi sono veramente troppi. Sono troppi anche se sono spalmati nei 62 eventi politici organizzati dal temerario leader della Lega in questi mesi di campagna elettorale. Quanto ci costa ‘sto benedetto Salvini? Perché non è rimasto per sempre in televisione? Ci va ogni giorno, più volte al giorno, doveva per forza calcare i palcoscenici di piazze e vie da nord a sud? Tanto più che non riesce a parlare nemmeno per il tempo programmato, al massimo arringa i 150 sostenitori sotto al palco per dieci minuti quando gli va bene. Ha schivato uova, sassaiole, pugni, sputi, è andato avanti scortato come neppure Obama se passeggiasse per le strade di Aleppo, ma avanti a far che? L’eroe, è questo che gli piace fare, l’eroe: vuole che gli adoranti gli facciano il santino del temerario e dell’incompreso e gli cantino le canzoncine. Matteo Renzi le canzoncine se le fa cantare dai bambini, Salvini da quelli di Casa Pound, ma il risultato è lo stesso, tutti e due agli occhi dei sostenitori sono veri lottatori politici che non indietreggiano mai di fronte alle avversità. Renzi c’ha i gufi contro, non so se mi spiego, la battaglia è proprio strenua e campale e mai vorremmo essere al suo posto ché dev’essere una faticaccia, soprattutto di notte. Salvini invece ha una fauna più variegata da fronteggiare: terroni, napoletani (che oltre a essere terroni sono pure napoletani, appunto), LGBTQI, senza casa, antifascisti, centri sociali, e tutti quelli che in genere hanno a cuore la difesa dei diritti delle minoranze, dei rom e degli immigrati, oltre a un certo numero di comparse, perché quelle ci stanno sempre bene. E’ per questo che gli ci vogliono tutti quei poliziotti intorno, a conti fatti ai suoi comizi ci sono più detrattori che leghisti, e alcuni finiscono pure in ospedale.

Mia nonna diceva che chi semina vento raccoglie tempesta, e per adesso la tempesta c’è, ma scommetterei qualunque cosa su un successo elettorale fragoroso. Salvini vuole riconquistare i meridionali perché altrimenti resta confinato e provinciale e la lepenizzazione diventa impossibile, non importa se fino a un anno fa i meridionali erano sanguisughe sottosviluppate, così il suo popolo si tura il naso e dice che va bene, in fondo meglio avere un calabrese vicino di casa che un mediorientale, la genìa padana ha ben capito che al peggio non c’è mai fine. Il leader evoca le ruspe davanti ai campi rom e il suo popolo adora le ruspe quando travolgono una manica di ladri e sfaccendati che tra l’altro non si lavano neanche. Vuole ricacciare indietro le faccette nere che s’avvicinano alla sua patria, e il suo popolo detesta le faccette nere. Vuole rovesciare barconi e blindare le frontiere, ma non solo quelle nazionali, anche le frontiere regionali, e il suo popolo gode al solo pensiero del ghetto veneto, tutti chiusi dentro, pochi ma buoni. Vuole demolire le case occupate abusivamente e il suo popolo sbava di fronte alla prospettiva, così i poveracci imparano a non pagare le bollette. Vuole i disonesti in galera e pene certe, e qui scatta l’ovazione, questa genialata chiunque la ripeta prende l’applauso da tutti gli italiani, non solo leghisti. Salvini fa il suo mestiere, e si sa che quello del politico è un mestiere brutto, ma il popolo che vota Lega mi fa paura più di lui. In realtà, in questa terribile campagna elettorale e con il gran numero di personaggi impresentabili che ogni partito ha imbarcato, facciamo paura un po’ tutti, noi italiani alle urne.

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