Il mercato

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Il mercato era in pieno fermento, tutti si agitavano, si muovevano, e c’era chi gridava, chi suonava il fischietto, chi brandiva cartelli e chi canguri di peluche, forse erano gruppetti di liceali. Era tutto un razzolare tra i banchi. Le donne e gli uomini zompavano e s’abbracciavano, e nell’abbraccio le magliette si sollevavano a scoprire fianchi e schiene abbronzati, le camicie azzurrine dei maschi esaltati si stropicciavano, le cravatte s’allentavano come dopo un’abbuffata, quando le facce diventano paonazze e si reclama più ossigeno. Alcuni come api sui fiori passavano dall’uno all’altro, correvano per sedare e per contenere. C’era un anziano –  si vedeva che era il controllore del mercato – che osservava da lontano, come godendosi una narcosi o il brivido dello spettacolo scomposto. Aveva, quel controllore dei banchetti, l’espressione desolata del bambino davanti al suo giocattolo rotto. Un piccoletto lo avvicinò per incitarlo a tacitare la folla, era ora: qualcuno nella ressa era svenuto, una donna piangeva a dirotto e si stringeva in grembo un braccio dolorante. Il capo non si svegliò del tutto, solo quel poco che bastava per farfugliare con la sua aria distratta qualcosa che fermasse il parapiglia. “Il mercato è sospeso”. Ci volle un pò. Ormai si era a un passo dall’ora di chiusura, quel chiassoso inconcludente consesso rimandava ogni cosa all’indomani. Si aspettava che fosse troppo tardi, che qualcuno decidesse, finalmente. Che qualcuno legittimasse qualcosa, che stabilisse una volta per tutte i prezzi per le merci e magari si decidesse a praticare qualche sconto, in fondo era per quello che il mercato era impazzito, per gli sconti. Un gruppo desiderava che una tempesta di vento sollevasse tutto – ombrelloni, banchetti, merci – e che si potesse tornare a casa, a una vacanza. La radio e le televisioni trasmettevano dichiarazioni del dirigente dell’ufficio commerciale, che era sudato e molto nervoso : “Lo faremo, non ci fermeranno, lo faremo, fuori i lamentosi, fuori per cortesia, noi faremo tutto anche senza di loro, noi lo faremo, siamo qui per questo” e chi ascoltava annuiva, rassicurato. Non ci sarebbero stati più mercati, niente baccano e fine delle urla, al loro posto un grande centro come una nuova Rinascente, dotato di personale obbediente. Al piano superiore un solo direttore a diramare ordini e direttive per il bene di tutti.

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