Cambio di rotta per Di Battista

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Cambio di rotta per Di Battista

Questo post è stato scritto prima che Di Battista fosse scelto tra i cinque del direttorio del M5S, quindi tutto ciò che vi si legge non ha più senso. Non ho voluto cancellarlo perché è indicativo dell’aleatorietà di tutti i politici che ci rappresentano: oggi dicono una cosa, domani è un altro giorno e le intenzioni, come le parole, cambiano.

 

Cambio di rotta per Di Battista, punta di diamante del movimento di Grillo e Casaleggio. Ha ceduto all’effetto sorpresa, s’è dichiarato stufo di aspettare fino al 2018, la punta di diamante se ne va, fa fagotto, si lancia nel sogno della sua vita: professione reporter. Non si sa se l’abbia detto per far parlare di sé, oppure perché è veramente deluso, per minacciare o per rassicurare. Fatto sta che l’ha detto, e ora non è più come prima. Si tratta comunque di un comportamento ligio allo statuto. Ops, al non statuto del non partito di non politici: sul programma del M5S  c’è scritto “Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica”. Si va per turni, ogni tanto si deve lasciare la poltrona a un altro, nessuno dei pentastellati può restare in eterno in Parlamento come fanno i cattivi, che non li smuove nessuno se non il padreterno. Cittadino eri, cittadino ritornerai. Di Battista è coerente.

E’ tutto un procedere per tentativi, la vita di molti di noi. Difficile avere un solo scopo, una sola idea, un solo obiettivo. Di Battista non regge più la fatica di vedere i politici nel palazzo né di sentirli parlare, non può: troppo puro lui, troppo impuri gli altri, è un sacrificio impossibile soprattutto se si ha la sensazione di essere inutili. La sua giovane irruenza s’è andata a incagliare sotto le ruote dell’ingranaggio, s’è arenata sulla spiaggia dell’illusione, s’è nascosta sotto una scatola di tonno e bisogna che la ritrovi. Nel movimento. Nel movimento reale intendo, quello che scaturisce dai desideri, non il movimento con le stelle. Di Battista ha fiuto, probabilmente spera di poter essere, da giornalista, più utile alla causa.

Si starà domandando da un pezzo che ci faccio io qui dentro, vestito e incravattato senza una direzione da prendere, senza un barlume di destinazione. Così ha ripensato alla professione del reporter, quella che voleva per sé da piccolo. Adesso è un personaggio noto, è sempre un punto di partenza. E la rivoluzione? E tutta quella gente incontrata nelle piazze? Ore e ore a cercare di convincere, ore e ore passate a stringere mani da lavoro, a guardare facce speranzose o dubbiose, a promettere, a corteggiare. Finito l’ardore? Se ci si pensa, c’è sempre un chiodo a cui appendere una parte della propria esperienza: come un pezzo di stoffa, una sciarpa o un cappotto. Al chiodo, e un momento dopo si è già cambiata la rotta.

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