Il mondo dei separatismi

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Attentato a Charlie Hebdo

L’attentato terroristico alla sede del settimanale francese è un orribile aspetto del mondo di separatismi inconciliabili in cui viviamo.

Il mondo dei separatismi, come affermava Furio Colombo negli anni ’90 in un libro, è la causa della violenza crescente, è la risposta al perché di tanta dilagante aggressività. “La violenza cresce perché l’energia che un tempo serviva a costruire uno Stato, una comunità omogenea, adesso scorre in mondi paralleli, separati, ciascuno diretto con autistica intensità verso un suo fine che non ha niente a che fare con gli altri”. E’ vero, e tale separazione non riguarda i confini ristretti di uno Stato, ma contrappone culture diverse, religioni diverse, etnìe diverse, idee diverse. Le guerre contro la “razza” e le guerre di religione hanno sempre insanguinato il mondo, la fede è da sempre la radice da cui scaturisce l’odio più feroce, un odio insanabile.

Questa premessa per arrivare alla cronaca delle ultime ore, al vile e crudele attentato terroristico alla sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo. Sono morte 12 persone, i feriti sono una decina e alcuni purtroppo versano in condizioni talmente gravi che il rischio che i decessi aumentino è forte. Chi è Charlie Hebdo? Un settimanale che ha fatto dello humour shock il suo punto di forza e la sua caratteristica: si colloca a sinistra, però non si può negare che spesso, soprattutto quando tocca l’argomento islam, fa gongolare di piacere il Front National di Marine Le Pen. Più di una volta i giornalisti di Charlie Hebdo sono entrati nell’occhio del ciclone di pesanti polemiche e in passato hanno già subìto gravi intimidazioni da parte di gruppi di  estremisti islamici, nonché richiami alla moderazione da parte del presidente del culto musulmano Mohammed Moussaoui, il quale esortava la popolazione di credo islamico a non reagire mai alle provocazioni del settimanale ma condannava aspramente le scelte editoriali di Charlie Hebdo etichettandole come islamofobiche e offensive di una comunità di fedeli. I francesi hanno sempre considerato sacra la libertà di espressione, ben più di quanto non facciamo noi in casa nostra, e hanno sempre rivendicato – in difesa del giornale satirico già denunciato nel 2012 – il diritto alla blasfemìa, anche dalle pagine de L’observateur e malgrado quella satira avesse già causato la chiusura delle ambasciate francesi in seguito a intimidazioni.

Ho dato un’occhiata alle copertine più discusse di Charlie Hebdo, e non posso nascondere di essere rimasta molto sconcertata da quel tipo di satira: sono atea, ma evidentemente sono anche troppo limitata per apprezzare. Ho ripensato subito a Calderoli che qui in Italia fu indagato e si beccò una multa salata per aver indossato una maglietta anti-islam e, come affermarono i giudici, per “aver offeso una confessione religiosa mediante vilipendio”. Calderoli non faceva satira, è vero, ma a me interessa in generale l’offesa a coloro che credono, siano essi islamici, cattolici, ebrei, buddisti, taoisti e via dicendo. Charlie Hebdo, è bene ricordarlo, non ha fatto distinzioni, trattando tutti i monoteismi democraticamente quasi allo stesso modo.

Fermo restando che è sacro il diritto alla satira e pure alla blasfemìa se serve per combattere i dogmatismi (ma serve veramente?, ho molti dubbi su questo), è anche vero che sfottere i cattolici e gli ebrei non ha nessuna conseguenza sul piano dell’incolumità personale, mentre sfottere gli islamici è pericolosissimo. Qui la libertà di espressione, sacrosanta, non c’entra. Qui si tratta di capire se la satira sulla religione sia una parte irrinunciabile della libertà di tutti e si tratta di capire se ironizzare su una fede religiosa che disgraziatamente viene usata da gruppi di fanatici sanguinari come un pretesto per violenze, decapitazioni, terrorismo e minacce di morte sia opportuno, intelligente, veramente utile. 12  giornalisti sono morti per qualche vignetta: fermarsi a riflettere sull’effetto che la caricatura pesante fa agli integralisti non sarebbe stato meglio?

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