Speziale libero

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Speziale libero non si può dire. La morale per Alfano, come un sacco di altre cose di questi tempi, è doppia. Vediamo perché.

Oggi il ministro Alfano sentenzia che Genny ‘a carogna non potrà più accedere allo stadio per cinque anni. Genny non è uno stinco di santo, ma sabato sera all’Olimpico non ha commesso nessun reato. Se le forze dell’ordine e il capitano della squadra del Napoli hanno dialogato con lui sull’opportunità o meno di disputare la partita non si può che prendere atto della connivenza delle istituzioni e delle società calcistiche con i capi ultras, ma non c’è stato alcun evento punibile, nessun atto di violenza è stato commesso o favorito da Genny ‘a carogna.

Affermare che l’uomo abbia infranto la legge o le regole per essere salito sulla rete di recinzione fa ridere, non ci crede nessuno: sarebbe una contraddizione, visto che ‘a carogna è stato interpellato per contrattare e visto che i tantissimi tifosi che più tardi hanno invaso il campo non sono stati sanzionati. Cinque anni per essersi seduti sulla rete mentre nessun agente gli intimava di scendere immediatamente di lì? Sono oggettivamente troppi.

Dunque il vero motivo della severità del Daspo è la maglietta. “Speziale libero” non si può dire, e d’ora in poi chi si recasse allo stadio con una scritta simile sulla maglia verrebbe punito, la partita sarebbe sospesa. La vedova Raciti ha tutte le ragioni per indignarsi, bisogna rispettarla. Non si può d’altra parte negare ai familiari, ai tifosi e agli amici di Speziale di ritenerlo innocente. O no? Non è un reato, è libertà di opinione. Dal punto di vista dei cittadini la morale è una sola, dovrebbe essere una sola per tutti. Un uomo di potere come Alfano, un rappresentante delle Istituzioni come lui non disdegnava alcuni mesi fa di difendere il suo capo politico nonché benefattore fino al punto da capitanare la marcia di protesta del PDL verso il palazzo di giustizia di Milano. Non gli sembrava sconveniente né eversivo né vergognoso additare all’opinione pubblica la magistratura rea di aver condannato Berlusconi, innocente e martire dei comunisti, invidiato e ostacolato senza ragione dalla  protervia di fanatici PM.

Secondo Alfano era un dovere e non un reato difendere Berlusconi. Caro Alfano, per uno come Genny è un dovere e non un reato difendere l’amico Speziale. Per concludere: è sperabile che i politici la smettano di mentire continuamente su tutto? Dopo il caso kazako Alfano mente anche sulla trattativa con l’ultrà, ripresa dalle telecamere. Ci siamo stancati, ccà nisciuno è fesso.

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