Giuseppe Ruocco parla della morte

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Giuseppe Ruocco parla della morte

Ruocco, deputato M5S e candidato nelle liste per il comune di Giugliano, ha scritto una frase inqualificabile su Facebook in risposta a un post del PD. L’errore non è giustificabile e potrebbe costringerlo a fare un passo indietro. Lo spunto glielo ha fornito il disastro aereo provocato da un pilota suicida. La comunicazione politica si è impoverita ed è diventata scadente non solo a causa di certe esternazioni da ultrà degli oppositori ma anche grazie ai messaggi vuoti e frivoli che il governo adopera per raccontarsi ai cittadini. Muore il linguaggio, nasce il vaniloquio.

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Giuseppe Ruocco parla della morte, non solo perché scrive su Facebook “Pdioti di merda…. peccato che su quell’aereo non ci fossero i fottuti elettori del PD” riferendosi alla triste fine dei passeggeri dell’airbus Germanwings. Parla soprattutto della morte del linguaggio politico, e del linguaggio tout court. Già Beppe Grillo aveva usato il disastro aereo per pubblicare una vignetta agghiacciante sul suo blog, paragonando Renzi al co-pilota suicida Lubitz, che come è noto ha preso il comando dell’aereo per trascinare con sé 149 passeggeri. Grillo si è comportato da comico dimenticando che un soggetto politico non può fare satira e dimenticandosi pure il buon gusto e il rispetto elementare del dolore altrui. Niente classe, nessuna originalità, trionfa il  grottesco, si scivola verso il basso nel tentativo di stupire attraverso un uso lugubre del paradosso.

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Il deputato M5S Ruocco – candidato nella lista di Giugliano (Napoli) – deve aver creduto di poter emulare il suo mentore, ma lo ha superato. E’ questa l’Italietta che ci meritiamo? Evidentemente si. Un’opposizione infelice e un governo infelice adoperano ciascuno a suo modo linguaggi senza spessore e senza cultura, sintetici, rozzi, disumani (Salvini), irrazionali oppure svuotati di ogni significato. Si tratta di due spettacoli teatrali di scuole diverse, quello del governo e quello delle opposizioni, e noi spettatori dovremmo scegliere. C’è il teatro ingannevole e convenzionale che adopera trucchi da baraccone per fare illusionismo: gli attori indossano maschere e parrucche e rispettano alla lettera un copione, i cavalli sulla scena sono finti, il tuono della tempesta che ormai si allontana viene dalle quinte e la luce del sole nascente da un riflettore. Il teatro d’avanguardia che invece dovrebbe e vorrebbe – invano – coinvolgere la platea e cancellare tutta la distanza tra spettatori e attori, finisce col restituirci un’immagine talmente indifesa e deleteria della non-finzione da provocare la nostalgia dell’inganno e l’immediato ripristino delle barriere tra scena e pubblico, per quanto quello stesso pubblico non desiderasse altro che intromettersi e partecipare, finalmente.

Ruocco è interprete di un realismo senza ali, ignorante, e ci rimanda con la sua incontenibile rabbia l’immagine involgarita e impoverita di ciò che resta del passato, quando non si lottava in nome del partito preso e dell’odio infantile bensì in nome della ragione e della concretezza. I Ruocco e i Grillo, e anche i Salvini, coi loro errori aiutano gli uomini del potere a mantenere il potere.

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